Il Cinema Thrilling da Psyco a Tenebre:
Registi come Argento, Carpenter, Romero, autori per eccellenza della paura, hanno dato al thriller una fisionomia lontana dal semplice spettacolo. Altri, come Ridley Scott, William Friedkin, Steven Spielberg, Stanley Kubrick, Roman Polanski, hanno trattato la paura ottenendo risultati che hanno contribuito a nobilitare quel 'piacere della paura'.
"... Penso che il destino degli uomini sarebbe ancora più crudele di quanto già sia, se la nostra mente non fosse incapace di mettere in rapporto tra loro tutte le cose che avvengono in questo mondo. La nostra vita si svolge nei confini di una pacifica isola di ignoranza, circondata dagli oscuri mari dell'infinito, e non credo che ci convenga spingerci troppo lontano da essa. Finora le scienze, progredendo passo passo nel campo d'azione proprio a ciascuna, non ci hanno arrecato troppo danno: ma un giorno o l'altro, quando infine si riuniranno le varie parti del sapere, oggi ancora sparse qua e là, si presenterà ai nostri occhi una visione talmente terrificante della realtà e della terribile parte che noi abbiamo in essa, che se non impazziremo dinanzi a una simile rivelazione, tenteremo di fuggire quella vista mortale rifugiandoci nell'oscurità di un nuovo medioevo".
Questo è il passo iniziale de "Il richiamo di Cthulhu" di Howard Phillips Lovecraft. Lo scrittore affermava che era interessato 'non tanto alla vita quanto all'evasione della vita'. Oggi, gli autori del thrilling continuano a spalancare le porte sulle lutulente mostruosità che si nascondono nei nostri incubi; a guardare in abissi dove il bene e il male sono come due facce urlanti scagliate nelle tenebre delle nostre paure.
Dario Argento: grandi vele di irrazionale e di delirio...
Morte e paura sono i protagonisti in agguato di esistenze fragili che si perdono nel regno dell'angoscia, ossessionate dal mistero, dal dubbio, da un déja vu immanente la cui origine è spaventosa.
Il thrilling di Dario Argento conduce gli spettatori, insieme ai personaggi, in attimi terrificanti, attraverso immagini che suscitano uno stato di tensione allucinatoria. Un cinema dove si ha la sensazione di guardare tutto, ma non con i propri occhi, bensì con quelli irreali che si spalancano nel sonno per fissare un incubo. Storie dove la morte e la sua coorte di millenarie paure vengono a deridere una realtà che si sforza di dimenticarle.
Nel cinema di Argento, non è la realtà che va incontro al delirio, ma è il delirio stesso che la cerca, che vuole possederla; delirio che può farsi strada attraverso una mente sconvolta, o che popola case dove dimorano mortali segreti. Come nell'Uomo della folla dì Poe, qualcuno incomincia a seguire un fantasma in un labirinto il cui tracciato è popolato da ogni sorta di paure.
Dario Argento genera il suspense in modo tale da farne l'elemento costitutivo della narrazione, dando modo ad un'ansia sinistra di estendersi nelle situazioni e negli ambienti.
Il regista usa un intreccio di tipo 'giallo' e si serve di una verosimiglianza, di una costruzione narrativa, la cui logica poi viene violentata e proiettata in una dimensione spaventosa. Così la realtà, con le sue sicurezze, viene improvvisamente derisa da una porta che si spalanca mentre un'ascia cala verso una faccia sconvolta; da una donna che sta per essere uccisa dietro i vetri di una finestra, o dai corridoi e dalle stanze di una casa che diventano ostili e innaturali come una catacomba. Il regista, fin dal suo primo film, L'uccello dalle piume di cristallo, non ha sentito il bisogno di localizzare geograficamente l'intreccio secondo il cliché metropoli-americana o quartiere londinese avvolto nella nebbia per creare la sua paura. E' l'angoscia il posto dove i personaggi fuggono o inseguono qualcosa. E' la paura, con le sue cupe vibrazioni, che plasma palazzi, strade e scorci che diventano macabri e ostili.
Nel 1970, L'uccello dalle piume di cristallo sottrae al thrilling quel marchio che lo voleva esclusivo patrimonio anglo-americano.
Il pubblico 'vive' delitti sconvolgenti e pericoli celati fra posti conosciuti, solo però in modo apparente, perché dovunque il terrore opera le sue malefiche influenze. E' rimasta solo certa critica a crogiolarsi nei dubbi, mettendo spesso l'autore all'indice come uno dei tanti emuli di Alfred Hitchcock; ma ciò che è realmente importante al di là dei mistificatori ad oltranza, è un cinema argentiano con una fisionomia tecnico-narrativa che oggi fa scuola anche oltre oceano. Ripresa, montaggio, colonna sonora, nei thrilling di Dario Argento, spesso diventano elementi da sperimentare che si assemblano in sequenze con un ritmo che porta il suspense ad essere protagonista assoluto. Il regista non ama configurarsi in schemi e rielabora continuamente le sue stesse soluzioni cinematografiche. Dà un'esposizione filmica dell'azione secondo un ritmo che ha come risultato una tensione a 'ondate', sempre presente; magari per alcuni minuti solo annunciata e sussurrata, poi dilagante e pronta ad urlare in faccia. I personaggi vivono una realtà che si tramuta in qualcosa di sottilmente sfuocato; realtà come follia, alla quale vengono spalancate le porte di un profondo racchiuso nella pazzia di qualcuno che si scatena, che mette in scena la nostra pazzia controllata quotidianamente.
Il regista rappresenta una fascinazione del suspense attraverso continui rapporti dialettici che legano il fotografico a 'sequenze-musicali' e a 'sequenze-sonore'. Le relazioni che crea tra suono-colore-immagine e movimenti della macchina da presa fanno dell'aspetto figurativo del film una sintesi angosciosa. Ciò che viene narrato è organizzato secondo una metodologia di causa-effetto, con un metodo di ripresa 'preciso il millimetro' che corre parallelo all'imprevisto, alla casualità, allo spavento.
Il meccanismo giallo alla base dei primi quattro film thrilling, è stato elaborato attraverso un percorso dove la paura da fisica diventa spesso metafisica, ciò vale anche per l'individuo che porta la morte più che assassino, fantasma sanguinario, un'ombra mortale che elimina i vivi venuti a curiosare i suoi lugubri segreti.
"Io faccio del cinema perché amo, perché voglio amare e perché voglio essere amato. E dico benvenuti ai sanguinosi fantasmi della mia coscienza".
Fr.
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