CITAZIONE (TATTOO ARGENTO @ 28/1/2006, 18:49)
Ragazzi di seguito riporto due recensioni sul IL CARTAIO, ma secondo voi parlano dello stesso film? Film a dir poco imbarazzante, il Vanzina degli horror ha sfornato un vero e proprio B-movie che forse sarà rivalutato tra una ventina d'anni come va di moda oggi con quelle pellicole degli anni settanta.
Non si salva praticamente nulla: la trama banalissima, fotografia da fiction televisiva, dialoghi irreali (o surreali?) che diventano involontariamente comici (il doppiaggio mi ha ricordato quello di "Dallas" in russo che ho visto in tv a Mosca), suspance zero.
Vi raccomando la scena finale (la telefonata...), noi siamo scoppiati a ridere.
Attori che ricordavo bravi — Stefania Rocca, il Cartaio di cui non vi dico il nome, semmai doveste individuarlo dopo 15 minuti invece che dieci — sembravano debuttanti da recita parrocchiale.
Chicche: il nervosismo del questore nel corridoio, le urla continue delle ragazze, la partita di videopoker finale a carte scoperte, la recitazione di Muccino...
La cosa migliore? I cadaveri ritrovati e... la sigaretta tra il primo e secondo tempo.
Andate a mangiare una pizza!!!
voto 3
........ma poi.......
Pare sia diventato di moda accanirsi contro Dario Argento. Il suo ultimo film è un gran bel film assolutamente molto più fresco ed originale di altri thriller in circolazione. Credo sia uno dei migliori film di Argento in assoluto. Finalmente ha usato di nuovo ottimi attori, lo sviluppo del film è perfetto. Da un inizio volutamente "lento" il clima inquietante diventa sempre più veloce. La musica è splendida così come la fotografia. Ci sono finalmente delle scene dove esce l'Argento uomo. Questo film è un film umano e compassionevole nonostante la crudeltà della situazione. Niente fiumi di sangue ed effettacci gratuiti. Tensione, solo pura tensione che va dritta al cuore. Un bellissimo e poetico finale che è un inno alla speranza. Il rifiuto (tranne in una scena) di usare effetti digitali come ormai si fa anche nelle pubblicità dei detersivi. Un film vero che andrebbe meno boicottato e detestato per partito preso, visto che questa è l'attuale tendenza. Personalmente: bentornato Dario Argento!!
voto 10
Tanti film di Argento suscitano tali differenze di opinioni. E non c'è bisogno di tirare in ballo fan. Basta vedere la differenza tra ciò che dicono i due più grandi critici in Italia Mereghetti e Morandini della sindrome di Stendhal, che non sono fan di Argento (almeno non mi risulta) ma anche lì non solo danno visioni del film completamente diverse, ma sembra stiano parlando di due film assolutamente differenti.
Anzi vi riporto
Mereghetti (stroncandolo) dice: A Firenze la poliziotta Anna Manni, alla ricerca di un killer strupatore, sviene davanti a un quadro di Bruegel (che in realtà non è agli Uffizi) e per due volte viene seviziata dal mostro: finchè da vittima si fa carnefice, diventando una minaccia per amanti e fidanzati. Da pretenzioso thriller surrealista, il film di Argento si trasforma in uno Psycho a Trastevere: sempre sopra le righe e sprezzante della verosomiglianza, ma senza invenzioni visive (come ai bei tempi) che compensino. Non bastano più quattro effetti digitali (la poliziotta che entra in un quadro, la soggettiva di una pillola nell'esofago) per tenere in piedi un intreccio imbarazzante sia per la confusione che per i tratti patologici e misogini (NOTA DI CHARLUS JACKSON: E SE ANCHE FOSSE?*) che ne emergono. E la <<sindrome>> del titolo - quella che proverebbero i turisti stressati da troppe opere d'arte - è solo un pretesto lasciato subito cadere. Musiche di Ennio Morricone e fotografia di Giuseppe Rotunno.
Morandini (apprezzandolo) dice: A Firenze, alla galleria degli Uffizi, poliziotta romana di squadra antistupro, sconvolta dai quadri esposti, allucina e sviene. La soccorre un giovane, lo psicopatico stupratore e assassino sul quale lei indaga. Tra i due s'instaura un rapporto che avrà un tragico epilogo. Sequenza d'apertura folgorante, una parte centrale dove struttura narrativa, disegno dei personaggi e versante tecnico-espressivo sono più equilibrati del solito, una protagonista alle prese con un doppio sdoppiamento di personalità, una squadra di collaboratori di prim'ordine tra sui spiccano gli effetti speciali di Sergio Stivaletti.
Francamente: vi pare che stiano parlando dello stesso film? Sono stupito. Comunque, mi ricordo di una massima di Oscar Wilde "la diversità di opinioni intorno a un'opera d'arte dimostra che l'opera è nuova, complessa e vitale". Io la condividevo teoricamente, a priori, e non ho cambiato idea.
*dico "se anche fosse" in questo senso: mi pare che l'epoca in cui le opere d'arte per essere apprezzate dalla critica ufficiale dovevano trasmettere messaggi positivi e perfettamente integrati mi pare superata da un pezzo. Non capisco perchè se si fa un film femminista lo si esalta già quasi per partito preso mentre se si fa un film che si suppone "dai tratti patologici e misogini" (non maschilisti, misogini, ossia che esprimano non volontà di sottomissione, ma un qualche disagio o fastidio verso la figura femminile) allora sia già un motivo sufficiente per stroncarlo. Per citare ancora Oscar Wilde: "nessun artista è mai morboso: l'artista può esprimere qualsiasi cosa".
Edited by charlus jackson - 18/2/2007, 04:38